Entomia

Che cos’è l’Entomia

L’entomia è una disciplina olistica che mira alla salute psicofisica, al benessere e all’evoluzione personale, attivando processi di trasformazione somatica, psichica e spirituale. Deriva da antiche tecniche di cura e di trasformazione interiore, rivisitate alla luce delle più moderne  terapie psico-corporee e transpersonali.

Può essere considerata una sorta di “mindfulness in movimento”, utile per recuperare la nostra integrità personale ed ampliare la nostra coscienza. Prevede una serie di sequenze motorie, dette “forme entomiche”, ciascuna dei quali è suscettibile di varie applicazioni e sviluppi; esse si ispirano a piccoli animali invertebrati (insetti, ragni, crostacei, vermi, molluschi) ossia ad animali appartenenti a tipi (philum) differenti da quello dei cordati, cioè dal nostro. Inducono vissuti cenestesici che favoriscono l’identificazione con questi piccoli esseri ed aiutano ad entrare in contatto con parti di sé rimosse o negate.

ENTOMIA
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Il significato del termine Entomia

Il termine “entomia” è tratto dall’antico vocabolo greco “en-tomè”, a sua volta derivato dal verbo “en-témno”, che significa “incidere internamente”, “separare”, ma anche “aprire”, “attraversare”, “sacralizzare”. Il prefisso “en” suggerisce che possa trattarsi di un’apertura e di un attraversamento di spazi interiori. Il verbo “en-témno” designa, perciò, un entrare dentro, un penetrare all’interno dell’organismo vivente, per interrompere circuiti ridondanti o desueti ed attivare nuove potenzialità.

Ricordiamo che il termine “témenos” (derivato anch’esso da “témno”) equivale al latino “templum”. Il tempio è un luogo sacro, circoscritto e separato dagli ambienti profani. “Entomia” indica, quindi, un atto intenzionale che ritaglia uno spazio sacro interiore, che sacralizza il nostro corpo.

 

ENTOMIA 1

Entomia: origini e sviluppi

Presso le popolazioni Yaqui del Messico pre-colombiano, erano state codificate una serie di tecniche, i “passi magici”, che avevano lo scopo di provocare una rottura dello stato ordinario di coscienza, scardinando i condizionamenti della vita profana e dando l’avvio ad una nuova visione dell’uomo e del mondo. Queste tecniche sono giunte fino a noi grazie alla trasmissione orale da maestro a discepolo. Le ritroviamo negli insegnamenti che Don Juan ha impartito a Carlos Castaneda e ad altri suoi discepoli. I passi magici sono stati successivamente rielaborati e codificati con il nome di “Tensegrità”. Tecniche analoghe, ispirate alle posture e ai movimenti dei piccoli animali, le ritroviamo anche nel Taoismo cinese e nell’Ermetismo occidentale.

Alcuni movimenti entomici, come la Farfalla, la Mosca e l’Aragosta, sono tratti dalla Tensegrità e risalgono alla cultura sciamanica pre-colombiana; altre forme, come la Mantide, si ispirano al Wu shu cinese; altre ancora, come lo Scarabeo, appartengono alla tradizione ermetica occidentale. Infine vi sono forme che, sulla base di esperienze terapeutiche e meditative, sono state elaborate in maniera originale (è il caso del Ragno, dello Scarafaggio e del Tarlo). L’entomia nasce, quindi, da una rivisitazione di esercizi provenienti da culture e tradizioni differenti.

A partire dal 1996, questa metodologia è stata sistematizzata e sviluppata in senso psicoterapico, alla luce delle moderne discipline psicoterapiche (psicodinamiche, cognitivo-costruttiviste, post-reichiane e transpersonali), presso il Centro di Salute Mentale della Valle del Serchio, nella ASL 2 di Lucca.

 

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Gli insetti nell’immaginario collettivo

I piccoli animali invertebrati, nostri coinquilini ubiquitari, sono esseri che l’uomo guarda spesso con ostilità e diffidenza e dai quali tende prendere le distanze. Sono talora considerati abietti e ripugnanti (come lo scarafaggio) oppure insidiosi e subdoli (come lo scorpione) oppure fastidiosi e contaminanti (come la mosca e la zanzara) oppure viscidi e schifosi (come il verme e la lumaca) oppure ossessivamente martellanti (come il tarlo). Sembrano appartenere a mondi diversi ed inquietanti ma, al tempo stesso, li sentiamo drammaticamente vicini, a contatto di epidermide. Suscitano angosce viscerali e vissuti fobici.

Il solo vederli (anche con gli occhi dell’immaginazione) può farci sentire pervasi di ribrezzo, contratti di disgusto, preda di terrori incoercibili. Nel contempo essi ci affascinano, talora con un’attrattiva iniettata di orrore, talaltra con la loro ammaliante bellezza. Ma anche quelli, come la farfalla, che suscitano meraviglia e ammirazione, diventano spesso oggetto di aggressività e di incomprensibile violenza da parte nostra.

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Aspetti psicodinamici

Quando una persona si sente rifiutata, minacciata o squalificata dagli altri, possono subentrare sentimenti di inadeguatezza talmente avvilenti da risultare intollerabili.  Queste parti inaccettabili di sé vengono allora scisse e allontanate dalla coscienza, ossia rimosse. In questo modo ci difendiamo dai sentimenti di vergogna, di abiezione, di inutilità, evitando di sentire su di noi il rifiuto e il disprezzo.

Le parti rimosse vengono poi proiettate, ossia attribuite ad esseri viventi esterni che sentiamo “diversi” ed “estranei”, come appunto gli insetti. L’insetto diviene allora il ricettacolo delle parti di noi stessi che disprezziamo e non vogliamo sentire. Questo meccanismo è chiamato “identificazione proiettiva”.  Le parti rifiutate continuano però a ristagnare nell’ombra, come escrescenze psichiche incistate nel corpo, provocando tensione e dolore. La sola vista dell’insetto (o di quel piccolo essere vivente cui attribuiamo ciò che in realtà è dentro di noi) può entrare in risonanza con questi nuclei di sofferenza stagnante, scatenando emozioni negative. Ecco che l’insetto fa paura, schifo, ribrezzo.

L’atto entomico, tramite l’identificazione col piccolo animale, riconnette il soggetto con quella parte di sé che era stata scissa e rimossa e che, in questo modo, può essere rivitalizzata e integrata, risolvendo conflitti interiori e stati d’angoscia.

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Effetti psicologici e terapeutici

Le forme entomiche consentono di agire in profondità sui vissuti affettivi e di gestire in maniera proficua e soddisfacente i nostri impulsi e le nostre emozioni.  Si affrontano, in questo modo, problemi legati alla paura, alla vergogna, alla rabbia.

Questa pratica favorisce l’equilibrio interiore ed il benessere e promuove, nel contempo, le doti empatiche, ossia la capacità di risonanza consapevole con l’altro. E’, quindi, particolarmente adatta per la formazione di coloro che operano nella relazione d’aiuto. Il gioco di immedesimazione esperienziale con ciò che sentiamo avverso o estraneo, consente di assurgere ad una situazione esistenziale di pienezza. Si persegue quella condizione che gli antichi Greci chiamavano “eudaimonia” e che non va intesa come una semplice soddisfazione personale ma come un vissuto di serenità e di armonia, che ci fa sentire in sintonia con la natura e l’universo che ci circonda.

BIBLIOGRAFIA

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