I Cocci di Babele

Oggi il Cantiere delle Differenze si va caratterizzando sempre più come un luogo delle genti, una zona franca dove in Toscana si sperimentano forme di interazione profonda tra persone provenienti da continenti diversi, dall’Africa, dall’Europa, dalle Americhe e dall’Asia, rovistando tra le rovine di Babele, nell’intento di cogliere l’eco di un linguaggio comune… riscoprire il senso di quella forza arcaica che da tempo immemore cerca periodicamente di unire i popoli e per colpa dei poteri costituiti, siano essi divino, politico od economico,  finisce per distruggere ogni tentativo di convivenza. Nei laboratori il senso di una lingua perduta, anticamente condivisa, affiora, tangibile, mischiato nei suoni non-verbali, nei segni emozionali della mimica facciale e della postura corporea.  Altre volte, nell’ombra della Torre di Babele, anche il non-verbale sfugge alla comprensione – segni nati da vissuti antropologicamente distanti.

La Torre di Babele è un archetipo che corre profondo nella storia dell’uomo.  Spinti da origini comuni e dal ricordo ancora vivo di un linguaggio condiviso, le tribù si unirono nella pianura di Sennaar per costruire una torre che rappresentasse l’unione tra i popoli e tra le razze.  La leggenda vuole che fosse l’ira di Dio a distruggere il progetto, considerandolo un affronto al suo potere ed un tentativo da parte dell’uomo di misurarsi con lui .  Altre versioni dicono che furono i potentati dell’epoca a vedere nella torre uno strumento per incrementare il loro potere e, nel tentativo di egemonizzare il progetto, nacquero i conflitti che portarono all’abbandono e successiva caduta in rovina della Torre.   Un’altra versione narra che fossero addirittura gli operai a incrociare le braccia e abbandonare il sito dopo troppi incidenti e morti sul lavoro che furono attribuiti alla cupidigia e alla noncuranza da parte degli uomini al comando… accusati di pensare solo al loro tornaconto. 

Tra i Cocci di Babele proponiamo di costruire il nostro prossimo progetto teatrale. 

Negli scavi archeologici i cocci, come pezzi di un mosaico, raccontano la vita, gli usi e costumi, la storia della convivenza umana.  Su di essi sono dipinti i trascorsi, gli svaghi, le relazioni, le regole sociali, la sessualità, la spiritualità… racconti di vite frantumate da guerre, razzie ed invasioni nemiche.   I cocci ci raccontano i viaggi, le migrazioni dei popoli verso i grandi concentramenti umani, in cerca di protezione e fonti di benessere.  Nella loro espansione i grandi conglomerati sociali crescono in complessità.  Popoli, razze e religioni diversi si uniscono, si mischiano, generando nuovi costumi, trasformando vecchi credi religiosi, cambiando vecchie strutture politiche e formando nuove regole sociali.   Le vecchie lingue spariscono fondendosi per creare nuove espressioni.   E le storie dei diversi popoli si integrano tra di loro e diventano patrimonio culturale della neonata civilizzazione.  Lentamente la Torre di Babele si ricostruisce e sotto il peso di una struttura sociale diventata ormai troppo complessa, nell’ingordigia dettata da sempre crescenti fabbisogni, e le paure di perdere le ricchezze accumulate dalle classi abbienti contrapposte alle condizioni delle classi basse, la Torre crolla di nuovo.  I popoli tornano a migrare… ed i cocci rimangono a raccontare la storia di un sogno frantumato… e l’erezione di una nuova Torre di Babele incomincia altrove.

Insieme a un cast composto di donne e uomini di diverse provenienze, già parzialmente formati all’uso del linguaggio teatrale come strumento espressivo di ricerca e comunicazione, racconteremo le storie raccolte tra i Cocci di Babele.  Racconteremo, attraverso testi, musiche, azioni e immagini multimediali, l’odissea di una migrazione e l’epopea di una trasmigrazione olistica (mente, corpo e spirito), fatta d’incontri tra linguaggi, culture, e cosmogonie diverse, per cogliere i riflessi di una storia vecchia quanto la presenza umana sulla terra. Ci pare particolarmente interessante l’intento di suddividere progressivamente, in base a processi di auto selezione, le persone che saranno coinvolte nel progetto in due sottogruppi rispettivamente indirizzati verso il ruolo di “attori” o il ruolo di “spettatori”, prevedendo comunque una partecipazione attiva di entrambi i gruppi sia nella fase formativa che realizzativa del progetto: per un verso gli “attori” agiranno nella performance teatrale e per l’altro gli “spettatori”, oltre ad essere i primi riceventi della comunicazione performativa, saranno anche protagonisti di una installazione multimediale concepita proprio per amplificarne le reazioni espressive,  valorizzando la presenza di chi sta assistendo ad eventi drammaturgici particolarmente coinvolgenti sul piano sociale e civile.